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Vizi e virtù del THC

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Il THC, Delta-9-tetraidrocannabinolo, è la sostanza psicoattiva, tanto temuta e considera una droga.
Ma è davvero così?
Crea dipendenza?
Quali sono le sue potenti virtù?
Ne parliamo martedì 19 ottobre alle ore 18,30 con il dr Domenico Battaglia.


Vizi e virtù del THC

Il THC ancora oggi è considerato una sostanza drogante e psicotropa: ma è davvero così? Facciamo un po’ di chiarezza.

Il THC: storia e utilizzi

A causa del THC, il fitocomplesso derivato dalle infiorescenze dei cannabinoidi già dopo gli anni ‘20 del secolo scorso fu ascritto alle sostanze stupedacenti dall’AMA, l’American Medical Association, per via della situazione politico-sanitarie del tempo.

Il THC è stato demonizzato per togliere dal mercato la pianta della canapa, che vantava molteplici utilizzi, tra cui quello tessile, pur essendo a buon mercato. A inizio Novecento l’industria del cotone era nascente e la canapa avrebbe rappresentato un ostacolo al suo sviluppo.

In realtà il THC ha un effetto positivo sull’organismo e sui recettori cb1 e cb2 del nostro sistema endocannabinoide: i motivi che hanno portato alla sua demonizzazione sono soprattutto culturali. Il THC viene definita da alcuni addirittura come “la molecola dello sballo”, ma non ci si deve limitare a questa visione. Il cannabinoide può certamente avere effetti euforizzanti, ma dipendono sempre dalle quantità e dalle modalità in cui viene assunta.

Innanzitutto, è importante consumare THC acquistato appositamente per uso terapeutico: soltanto così si è certi della titolazione della pianta e si è sicuri di assumere un prodotto geneticamente valido, non trattato con pesticidi.

Inoltre, se il THC viene assunto per scopi medici, in modo controllato e modulato con una posologia concordata con il dottore, l’effetto euforizzante può essere considerato come un fattore positivo. Pensiamo, ad esempio, ai pazienti affetti da una sindrome di demenza senile che grazie al THC riescono a essere più sereni e a ridere. È dunque importante fare sempre una valutazione completa delle situazioni per rendersi conto che i risultati terapeutici che si possono ottenere con l’utilizzo medico del THC sono molto diversi da quelli che ci prospetta una narrazione strumentalizzata e vecchia di 100 anni.

L’utilizzo del THC nel trattamento del dolore

Tra le virtù terapeutiche del THC, ci sono le sue potenti proprietà antidolorifiche. Tutta la terapia del dolore potrebbe beneficiare di un’integrazione di farmaci a base di THC, andando a ridurre la quota di oppioidi. Gli oppioidi sono farmaci che creano dipendenza e vanno sospesi gradualmente: vale lo stesso anche per il THC? No, i farmaci a base di THC non danno problemi alla sospensione.

Proprio per questo il trattamento del dolore è una delle problematiche che più manifestano le persone che ricercano cure con farmaci a base di THC. La quantità di THC da assumere deve essere modulata in base al dolore da curare.

Le infiorescenze con un contenuto di THC minore dello 0,6% sono quelle che comunemente possono essere acquistate senza prescrizione medica. Questa quota di THC può comunque essere utile nella cura del dolore, perché agisce in modo sinergico insieme a tutti gli altri attori del fitocomplesso della cannabis, come il cbd e i terpeni.

Più è alto il livello di THC, maggiore sarà la risposta antidolorifica. Esistono infiorescenze con vari livelli di THC, che possono essere acquistati se prescritti dal medico. Ne sono un esempio:

  • l’infiorescenza FM2 che ha una quota di THC del 7,8,9%
  • il Bedica che ha il 14% di THC
  • il Bedrocan o simili che oscillano tra 22 e 26% di THC

Da un punto di vista terapeutico il THC, oltre ad avere proprietà antidolorifiche, ha anche effetti antinfiammatori, antibiotici e antioncogenici. Ciò non significa che con la cannabis si può curare il cancro ma, in un paziente oncologico che assume già delle terapie, il THC può essere d’aiuto.

Il THC svolge al meglio le sue funzioni quando viene prescritto combinato al CBD, che ha un effetto miorilassante, calmante, ansiolitico: si crea così una sinergia tra i due cannabinoidi.

Il dolore, infatti, è più avvertito se si è in uno stato di ansia.

Combinando i due cannabinoidi si va a lavorare sia sulla parte emotiva ed emozionale sia su quella fisica. In questo modo, i pazienti dovranno assumere una dose minore di farmaco rispetto a chi assume soltanto il THC.

Ciò accade perché lo stress influisce moltissimo sulla percezione del dolore: a parità di tipologia di persona e di stimolo dolorifico, il paziente depresso avrà una percezione del dolore amplificata e anticipata.

Il THC assunto per scopi medici può essere pericoloso?

Chi parla del THC come molecola pericolosa, in realtà non sa che il dosaggio che tecnicamente può portare alla morte è di circa 700 kg di cannabinoidi contenenti THC, assunti in una sola ora. Inoltre, la cannabis terapeutica è strettamente connessa a un controllo posologico, in cui il medico segue il paziente passo dopo passo.

Il THC nella terapia dell’Alzheimer: un caso studio

Abbiamo chiesto al dott. Battaglia di condividere con noi un caso emblematico, in cui l’utilizzo del THC a scopo terapeutico ha dato la possibilità di intervenire anche su pazienti spesso definiti “difficili”. Il dott. Battaglia ci ha raccontato la storia di un paziente affetto da demenza senile di tipo Alzheimer: il THC non ha migliorato soltanto la qualità della sua vita, ma anche la quotidianità dei famigliari che si occupano di lui.

Il paziente in questione aveva delle manifestazioni importanti di violenza verbale, urlava in maniera afinalistica, bestemmiava ed era aggressivo. Conviveva con la moglie, anche lei anziana, che per paura che l’uomo diventasse autolesionista in sua assenza aveva smesso di uscire. Il paziente già assumeva una terapia, che però non stava dando gli effetti sperati. La figlia, inoltre, non poteva aiutare i genitori in alcun modo, perché il padre quando la vedeva diventava improvvisamente ancora più aggressivo.

Dopo un mese e mezzo dall’inizio della terapia con un cannabinoide, la figlia ha raccontato che, in questo periodo, è riuscita di nuovo a relazionarsi con il padre e addirittura a portarlo fuori casa, in modo da lasciare del tempo per sé alla mamma. Ovviamente, il paziente presenta ancora delle manifestazioni tipiche della demenza senile, ma ha perso tutta la sua carica di aggressività. Il farmaco a base di cannabinoidi non può curare la malattia, ma può aiutare a gestire le problematiche connesse, a migliorare la qualità della vita del paziente e dei suoi care giver.

Infine, anche il dottore è concorde nel dire che il THC non dovrebbe essere considerata ancora una molecola da demonizzare, bensì da assumere sotto controllo medico e oggi in Italia è possibile farlo. Il THC è uno strumento in più, che può aiutarci a gestire e modulare una serie di problematiche in modo efficace.


Se vuoi iniziare la terapia a base di THC puoi chiedere al dr Domenico Battaglia

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