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Zucchero e stato infiammatorio del corpo

Alla base di uno stile di vita sano c’è sicuramente una corretta alimentazione. Già da diversi anni la ricerca scientifica ha evidenziato come alcuni alimenti scatenano uno stato infiammatorio nel nostro organismo. Uno di questi è lo zucchero.

Ma che cos’è l’infiammazione? L’infiammazione è una reazione che il corpo attiva quando siamo malati e provoca una risposta immunitaria, cioè aumentano i globuli bianchi e avviene la formazione degli anticorpi. Se lo stato infiammatorio diventa cronico, può avere degli effetti deleteri sulla nostra salute e causare varie patologie. L’infiammazione si cronicizza quando siamo in presenza di una malattia autoimmune, ci sono infezioni ricorrenti o si crea una situazione di stress ossidativo a livello cellulare.

La scienza ha dimostrato che alcuni alimenti come i legumi, la frutta e la verdura hanno proprietà antinfiammatorie, mentre altri aumentano i livelli di citochine infiammatorie. Vediamo nel dettaglio perché lo zucchero fa parte di quest’ultima categoria e approfondiamo l’argomento prendendo in analisi alcuni studi scientifici recenti.

Che cosa sono gli zuccheri e dove li troviamo

Quando si parla di zucchero tendiamo a considerare solo quello che aggiungiamo a cibi e bevande. In realtà ci sono anche i cosiddetti “zuccheri nascosti”, presenti nelle preparazioni alimentari, industriali o casalinghe. Anche questi vanno considerati, altrimenti si rischia di eccedere facilmente con il consumo nella dieta.

Esistono diverse tipologie di zuccheri:

  • saccarosio;
  • fruttosio;
  • destrosio (glucosio);
  • zucchero di mele;
  • zucchero di cocco;
  • miele;
  • sciroppo d’acero.

Questi differiscono però solo per il loro aspetto e non tanto per le implicazioni salutistiche. Gli zuccheri, infatti, sono un’importante fonte da cui il nostro corpo ricava energia ma se consumati in eccesso rappresentano un pericolo per la salute.

A livello metabolico, il nostro corpo scompone gli zuccheri in piccole unità di monosaccaridi che vengono assorbite nell’intestino tenue per poi entrare in circolo nel sangue. Una volta nel fegato vengono trasformate in glucosio che può essere:

  • sfruttato come fonte energetica dagli organi;
  • convertito in glicogeno e fatto diventare scorta di riserva;
  • trasformato in amminoacidi lipidi o costituenti degli acidi nucleici.

Se l’alimentazione è impostata in maniera errata e si consumano troppi zuccheri, la glicemia (cioè il valore di zuccheri nel sangue) si alza e per abbassarla il corpo produce molta insulina, un ormone che permette il trasporto e l’immagazzinamento del glucosio nelle cellule. Questo fenomeno, se reiterato nel tempo, non viene ben tollerato dal nostro corpo. Il meccanismo tende a diventare inefficace e si possono verificare fenomeni di insulinoresistenza, correlati a sovrappeso, obesità e stati infiammatori. A lungo termine, i danni sono ancora maggiori. Ecco cosa dice la scienza a proposito.

Studio di ricercatori tedeschi pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients (2018)

Come abbiamo accennato, i diversi zuccheri alimentari non hanno un impatto differente sulla nostra salute. Molti però pensano ancora che il fruttosio, lo zucchero della frutta, sia più sano del saccarosio, il comune dolcificante che abbiamo in cucina. Un gruppo di ricercatori tedeschi ha sfatato questo mito.

Il loro studio parte dall’assunto che un consumo eccessivo di zucchero sia capace di scatenare infiammazione. Che ruolo ha il fruttosio in questo processo? È causa di un’infiammazione maggiore o minore rispetto ad altri zuccheri?

I ricercatori hanno condotto una meta-analisi e una revisione sistematica della letteratura scientifica già esistente per valutare quanto il consumo di fruttosio faccia innalzare i biomarcatori dell’infiammazione subclinica.

Sono stati presi in analisi studi che riportano gli effetti dell’assunzione eccessiva di zucchero sui seguenti marcatori:

  • proteina C reattiva ad alta sensibilità;
  • interleuchina-6;
  • interleuchina-18;
  • interleuchina 1-antagonista recettoriale;
  • fattore di necrosi tumorale alpha;
  • proteina chemioattrattante monocitaria-1;
  • Solubile molecola di adesione intercellulare-1;
  • sE-selectina o adiponectina.

Nella meta analisi sono stati inclusi un totale di tredici studi che hanno indagato su 1.141 partecipanti, adulti o adolescenti.  Utilizzando un modello a effetti casuali, gli effetti aggregati degli interventi (studiati come differenza media) non hanno rivelato differenze sostanziali nei marcatori tra le persone che avevano assunto fruttosio e i gruppi di controllo con il glucosio o saccarosio.

Le prove disponibili fino ad oggi non supportano quindi l’ipotesi che il fruttosio contribuisca all’infiammazione subclinica in maniera maggiore o minore rispetto ad altri zuccheri alimentari.

Studio di ricercatori americani e indiani pubblicato sulla rivista scientifica Progress in Cardiovascular Diseases (2018)

Che cos’è che causa le condizioni di sovrappeso e obesità? In primo luogo, il surplus calorico che avviene quando le calorie consumate superano quelle bruciate.

Nell’ultimo decennio, però, sono emerse nuove ipotesi in cui zucchero gioca un ruolo importante: un suo consumo eccessivo può indurre insulinoresistenza e alti livelli di insulina sono correlati allo sviluppo dell’obesità. In questo articolo (che puoi scaricare qui), un gruppo di ricercatori americani e indiani ha individuato il meccanismo che porta il nostro organismo ad accumulare grasso corporeo, soprattutto nella zona addominale. A innescare questo processo è proprio uno zucchero in particolare, ovvero il fruttosio.

Il fruttosio è lo zucchero che troviamo nella frutta ma anche moltissimi cibi confezionati sono addizionati di fruttosio (basta leggere la lista degli ingredienti di biscotti, merendine o altri prodotti da forno confezionati: troveremo sciroppo di glucosio-fruttosio, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio ecc.) ed è facile assumerlo in dosi eccessive.

Lo studio ha evidenziato che un eccesso di fruttosio nella dieta fa aumentare l’infiammazione a livello cellulare. Quando il fruttosio viene metabolizzato negli adipociti sottocutanei, il cortisolo intercellulare si alza e questo, a sua volta, porta a un aumento del flusso di acidi grassi fuori dagli adipociti stessi. Avviene così l’accumulo di grasso viscerale e, sempre a causa del cortisolo, anche un accumulo di grasso nel fegato.

Una dieta povera di alimenti preconfezionati, che spesso nascondono sciroppi zuccherini tra gli ingredienti, è quindi alla base di uno stile di vita sano.

Studio di ricercatori francesi e brasiliani pubblicato sulla rivista scientifica Glia (2019)

È possibile contrastare l’infiammazione causata dagli zuccheri? Una ricerca del 2019 ha studiato il potenziale antinfiammatorio del CBD, il principale componente non psicoattivo della cannabis, in questo ambito.

Lo studio è stato svolto utilizzando cellule della microglia (cioè che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale) di topo in coltura, attivate da un liposaccaride.

L’esperimento ha evidenziato che il CBD ha inibito potentemente il rilascio delle citochine proinfiammatorie. Inoltre si è osservato che il CBD riesce a prevenire l’assorbimento del glucosio e anche questo contribuisce alla sua attività antinfiammatoria. Questi risultati confermano che il CBD può avere un’utilità terapeuticanelle condizioni dove i processi infiammatori sono prominenti.

Ovviamente, ricordiamo sempre che assumere il CBD non è la panacea a tutti i mali e la sua assunzione non può sostituire una dieta equilibrata, ma è un aiuto che contribuisce ripristinare l’equilibrio del nostro organismo.

Studio dell’Università di Bethesda, Maryland (USA) pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Bioscience (2021)

Concludiamo l’articolo con uno studio del 2021 portato avanti da un’università del Maryland (USA) che ha l’obiettivo di evidenziare come il consumo eccessivo di zucchero abbia degli impatti negativi sul corpo, sul cervello e sulle abitudini alimentari. Lo zucchero, infatti, può innescare dei processi di neuroadattamento del sistema di ricompensa, finendo per dissociare il comportamento alimentare dal deficit calorico. Ciò porta a un consumo extra di cibo.

Alcuni esperimenti sui topi hanno dimostrato che lo zucchero crea una dipendenza simile a quella che si sperimenta con le droghe. Questo, insieme ad altri meccanismi sempre azionati dagli zuccheri già analizzati dagli studi precedentemente citati, può causare obesità, disturbi metabolici e malattie infiammatorie.

Sebbene sia chiaro che l’eccesso di zucchero aggiunto abbia effetti negativi sulla salute, sono necessarie ulteriori ricerche per studiare questi meccanismi, soprattutto quelli legati al modo in cui lo zucchero colpisce il nostro cervello. Si potrebbero così comprendere meglio alcune importanti implicazioni del diabete di tipo 2, che può essere associato a demenza e deterioramento cognitivo.

Conclusioni

La ricerca scientifica ha portato avanti interessanti evidenze legate a un consumo di zuccheri non ponderato. Come emerge dagli studi, gli effetti di una dieta sbilanciata possono incidere parecchio sulla salute e non si traducono soltanto in un aumento di peso.

È quindi importante lavorare per migliorare il proprio stile di vita, cercando di gestire bene lo stress, limitare i cibi zuccherini e ricchi di grassi animali a un consumo occasionale e fare movimento ogni giorno.

Bibliografia

Studio di ricercatori tedeschi pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients (2018)

https://www.mdpi.com/2072-6643/10/5/606

Studio di ricercatori americani e indiani pubblicato sulla rivista scientifica Progress in Cardiovascular Diseases (2018)

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0033062017301627?via%3Dihub

Studio di ricercatori francesi e brasiliani pubblicato sulla rivista scientifica Glia (2019)

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/glia.23738

Studio dell’Università di Bethesda, Maryland (USA) pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Bioscience (2021)

https://www.fbscience.com/Landmark/articles/10.2741/4704

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