Viaggio a puntate per scoprire la verità sulla CANAPA. La canapa è una pianta secolare ricca di proprietà benefiche per l’uomo e l’ambiente. Quanto conosciamo della pianta della canapa? Molto poco e le nostre nozioni sono piene di storie inventate o ingigantite. Scopri la verità sulla canapa! Ne parliamo con il dr Domenico Battaglia, esperto di terapie cannabis.
La canapa è una pianta secolare ricca di proprietà benefiche per l’uomo e l’ambiente. Ma quanti possono dire di conoscerla davvero? Su questa pianta, purtroppo, circolano false credenze, storie piene di errori e nozioni ingigantite. In questo articolo, in collaborazione con il dottor Domenico Battaglia, esperto nelle terapie a base di cannabinoidi, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di scoprire tutte le straordinarie qualità della canapa.
La canapa è una pianta meravigliosa, di cui esistono diverse varietà:
Le varietà sativa e indica sono le due tipologie di canapa che vengono utilizzate principalmente in ambito terapeutico. La canapa indica ha un aspetto più “cespuglioso”, mentre la sativa è più arborescente e sulla sua apicalità si sviluppano le infiorescenze. All’interno di queste infiorescenze troviamo sostanze resinose, terpeni e polioli, cioè il fitocomplesso che costituisce il cosiddetto ambiente cannabinoide.
Si parla di ambiente cannabinoide per indicare la situazione ambientale in cui si presentano i principi attivi, che è tale da permettere loro di agire in sinergia. Nella canapa non c’è un unico elemento che agisce, ma abbiamo vari prodotti che possono essere attivi a vario titolo e lavorano in sinergia tra loro.
La principale differenza tra la canapa indica e quella sativa è che la canapa sativa contiene una quantità di THC superiore. L’indica, invece, contiene terpeni come i mirceni che hanno proprietà rilassanti e si tende a utilizzarla maggiormente in pazienti che hanno bisogno di calmarsi. Invece la sativa ha caratteristiche più eccitanti e viene utilizzata per quelle sindromi in cui il paziente ha un abbassamento del tono dell’umore.
L’utilizzo della canapa incomincia nella notte dei tempi: sono stati trovati segni del suo utilizzo in popolazioni millenarie come quelle cinesi, del Nepal e del Tibet. La canapa è stata usata da sempre anche per scopi curativi, era conosciuta come una pianta medicinale.
Questa pianta non ha bisogno di pesticidi, cresce facilmente in ogni tipologia di terreno e permette all’uomo di ricavarne sia tessuti, corde e carta sia cibo e medicamenti. Già ai tempi delle Repubbliche Marinare (X-XIII secolo) le fibre di canapa erano sfruttate per tessere tele, vestiti e tovagliato: era un prodotto molto apprezzato perché conciliava resistenza e leggerezza ed era dunque perfetto per realizzare le vele delle navi.
La canapa era impiegata anche per la produzione di una tipologia di carta finalizzata a usi di pregio, perché i fogli così ricavati avevano una texture particolare. A differenza della carta che siamo abituati a utilizzare oggi, ottenuta dalla fibra del legno, la carta di canapa è più sostenibile perché è prodotta con una parte della pianta che, tolta l’infiorescenza, verrebbe buttata.
Questa pianta è stata sfruttata anche nel settore dell’edilizia, per via delle sue caratteristiche isolanti e fonoassorbenti. In passato si mescolava la paglia di canapa al cemento, oggi abbiamo infrastrutture a base di canapa come pannelli fonoassorbenti o case fatte con un misto di terracotta e fibra di canapa, che rappresentano l’avanguardia a livello di materiali e tecnologie.
La canapa può esseresfruttata anche per usi alimentari: alcune piante producono semi commestibili che contengono omega 3,6 e 9 nelle quantità e nei rapporti necessari e fisiologici per l’essere umano. Si tratta di grassi molto importanti per l’organismo, per le sinapsi e i neuroni. Dai semi di canapa si ottengono anche farine, che possono usate in diverse preparazioni come dolci e pane e apportano una buona quota proteica. La canapa, infatti, è un vegetale ricchissimo di proteine, con un apporto di amminoacidi essenziali completo.
Purtroppo, nei primi anni del secolo scorso, negli Stati Uniti incomincia il proibizionismo. Siccome la canapa era un prodotto che funzionava molto bene e non solo dal punto di vista farmacologico ma anche per la produzione di stoffa, carta e materiali isolanti, si inizia a metterlo in cattiva luce affinché non entrasse in conflitto con interessi di natura politica ed economica.
Sui giornali si parla di canapa utilizzando il termine “marijuana”, slang dei paesi latino americani per indicare questa pianta, che richiamava un commercio underground e un suo uso in termini di droga e sballo. Si cerca quindi di creare una situazione ottimale per portare al divieto dell’uso della cannabis: l’American Medical Association vince questa battaglia e riesce a inserirla tra le sostanze stupefacenti.
A inizio ‘900, gli interessi economici delle industrie del petrolio, delle plastiche e delle farmaceutiche prevalgono e con una storia montata sui giornali hanno ucciso un settore in crescita. Si pensi addirittura che Henry Ford, il fondatore di una delle più grandi industrie metalmeccaniche di tutti i tempi e padre del Fordismo, mise a punto una carrozzeria per automobile in fibra di canapa. In caso di incidente, sarebbe stato sufficiente segare la parte danneggiata e ricostruirla con altre fibre di canapa e resina, a un costo basissimo. Ma anche questo utilizzo fu boicottato a causa degli interessi economici delle acciaierie, che non videro di buon occhio l’idea.
La canapa attualmente è relegata a un utilizzo di nicchia, quando invece dovrebbe essere un prodotto alla portata di tutti. In Italia però ci si sta pian piano rendendo conto delle sue potenzialità e la speranza è che possiamo diventare leader nella produzione e nell’utilizzo della canapa, perché questo potrebbe essere un buon punto di ripartenza per l’economia.
Il nostro paese ha un clima adatto e terreni sufficienti per portare avanti una coltivazione di questo tipo. L’Italia aveva incominciato ad avviare una produzione di infiorescenze coltivate per scopo medico, ma per tutta una serie di scelte, anche di tipo politico, non si è mai arrivati ad avere un’autonomia nella produzione, come invece hanno altri paesi come il Canada e l’Olanda, da cui noi oggi importiamo le infiorescenze.
Attualmente, abbiamo tutti gli strumenti per comprendere le innumerevoli virtù di questa pianta, ma a livello culturale c’è ancora molta strada da fare per riabilitarla e superare i pregiudizi. Chi non conosce l’argomento, non dovrebbe esprimersi in termini negativi, ma informarsi anche grazie alla vastissima letteratura scientifica che esiste in materia.
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