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La canapa come aiuto terapeutico

Tutti i cannabinoidi contenuti nelle infiorescenze della canapa sono utili per la nostra salute. Mettono di nuovo in equilibrio il nostro sistema endocannabinoide. In caso di malattia come ci può aiutare? In quali malattie?

Ne parliamo stasera, martedì 23 novembre ore 18,30, con il dr Domenico Battaglia


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La canapa come aiuto terapeutico

I fiori di canapa contengono tantissimi cannabinoidi, che se assunti aiutano a ristabilire l’equilibrio del nostro sistema endocannabinoide. Quest’ultimo è spesso messo a dura prova da stress e agenti esterni (inquinamento, stile di vita, utilizzo di device informatici, alimenti processati) e i livelli di endocannabinoidi diminuiscono.

I cannabinoidi possono essere un ottimo integratore in queste situazioni di scompenso.

Ma quando ci troviamo di fronte a una malattia vera e propria, la canapa può aiutare? Sì, ci può venire in aiuto la cannabis terapeutica. Vediamo insieme come.

Cannabis terapeutica: le percentuali di THC nelle infiorescenze

Se cristalli, oli e infiorescenze di CBD con un valore di THC nei limiti di legge (< 0,6%) possono essere acquistati liberamente (nonostante sia sempre utile rivolgersi a un medico esperto in terapie con cannabinoidi in caso di dubbi), per le sostanze che contengono una quota di THC maggiore dello 0,6% serve la prescrizione medica.

Ci sono varie tipologie di infiorescenze terapeutiche che vengono coltivate in Olanda, Canada e in parte anche in Italia. Alcune hanno un contenuto di THC medio basso (8-9%), altre un contenuto di grado medio (14-15%) e infine abbiamo infiorescenze con una percentuale di THC decisamente più alta, che oscilla tra il 22 e il 26%.

La massima quantità di THC che si può trovare nelle infiorescenze è proprio il 26%. Le infiorescenze di questo tipo sono prodotte dalla pianta appartenente alla specie Aurora Pedanius, coltivata in Canada. Una percentuale maggiore non serve, perché già con queste quantità di THC si gestiscono i sintomi moltissime patologie.

Attualmente si sta cercando di selezionare delle piante che hanno una maggiore resa sia a livello di THC sia di CBD, proprio perché si ottengono risultati migliori quando si combinano entrambi i cannabinoidi e li si fa lavorare in sinergia.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che in ogni infiorescenza ci sono più di 400 principi attivi e ciò che agisce è il fitocomplesso, ovvero l’intero gruppo di cannabinoidi.

Il THC come supporto alle terapie farmacologiche

Ad oggi, sono tantissime le patologie che in qualche modo beneficiano di una somministrazione di prodotti a base di canapa con una percentuale di THC terapeutico, quindi maggiore dello 0,6%.

Inizialmente, non si conoscevano tutte queste applicazioni terapeutiche del THC. Tuttavia, la ricerca scientifica negli ultimi dieci anni ha fatto enormi passi avanti e ha ridefinito i quadri clinici a cui può essere applicata la somministrazione di questo cannabinoide.

Uno dei primi campi di applicazione del THC è stato il dolore neuropatico e oncologico, come alternativa agli oppioidi. A differenza del THC, infatti, gli oppioidi possono dare al paziente effetti collaterali importanti (nausea, vomito, depressione respiratoria, iperalgesia). Per questo, in molti casi, si può integrare la terapia a base di oppioidi con la cannabis terapeutica, in modo da diminuirne l’utilizzo.

Poi si è visto che la cannabis terapeutica funziona molto bene anche per mitigare le spasticità muscolari, che possono essere causate dalla sclerosi multipla o dal Parkinson. Parliamo non solo di tremolii, ma anche di rigidità nella deambulazione, che possono essere attenuate. Molti pazienti con il Parkinson o con altre sindromi neurologiche soffrono, inoltre, di iperattività vescicale. Anche in casi come questi, il THC attenua l’urgenza alla minzione e l’incontinenza.

Il THC in dosi terapeutiche aiuta i pazienti affetti da anoressia, stimolando l’appetito. L’anoressia può avere cause diverse, può essere di origine nervosa, può essere un effetto collaterale delle terapie oncologiche o può affliggere i pazienti con sindrome da immunodeficienza acquisita.

La canapa terapeutica può aiutare anche ad aiutare la socialità dei pazienti affetti da alcune patologie particolari, come la sindrome di Tourette. Questa sindrome è caratterizzata da scatti, esplosioni improvvise in fischi, urli e parolacce ed è causata da un deficit del controllo di alcuni centri neuronali. La somministrazione di farmaci a base di THC può aiutare il paziente a recuperare la sua espressività sociale. In casi come questi è molto utile che la terapia sia combinata con il CBD, cannabinoide che agisce a livello dei recettori CB1.

La cannabis quindi aiuta i malati a migliorare la loro socialità e ciò avviene anche nel caso di persone affette da Alzheimer. Ovviamente gli effetti di questa pianta non possono essere miracolosi, quindi la persona non guarisce dalla malattia ma è possibile modulare le problematiche sociali di cui i pazienti con Alzheimer spesso soffrono, come disordini dell’eloquio e del comportamento.

Ci sono poi tutta una serie di patologie croniche infiammatorie a livello intestinale come l’intestino irritabile (IBS), il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa che migliorano se si associano a un’alimentazione corretta anche farmaci a base di cannabinoidi.

Un’altra patologia che può trovare giovamento grazie alla canapa è la fibriomialgia. Si tratta di un disturbo sempre più diffuso, perché in esso ricadono varie sindromi. Chi soffre di fibriomialgia non ha soltanto dolori a livello muscolari, ma spesso ricade in una condizione di depressione o di abbassamento del tono dell’umore. Problematiche che, a loro volta, possono beneficiare dell’effetto di farmaci in cui il THC è combinato con il CBD. Ricordiamoci, infatti, che l’effetto benefico non è apportato soltanto dai principi attivi del singolo cannabinoide ma dalla sinergia che si crea tra l’intero fitocomplesso.

Anche in ambito oncologico, si è notato che il THC ha un effetto antitumorale. Occorre fare una precisazione: non si guarisce, purtroppo, dai tumori se si utilizza la canapa ma il paziente che sta già facendo altre terapie può assumere farmaci a base di cannabinoidi come integrazioni. Lo stesso vale per altre malattie importanti, come artriti reumatoidi, epilessia, problematiche asmatiche, malattie autoimmuni come il Lupus.

Infine, il THC terapeutico può essere d’aiuto anche per curare problematiche minori che comunque impattano la qualità della nostra vita, come l’insonnia. Oggi, a causa dei livelli di stress, molte persone non riescono ad addormentarsi o hanno un sonno disturbato. L’utilizzo di cannabinoidi può essere un aiuto per riequilibrare il bioritmo e i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.

Il THC può avere anche degli utilizzi che non ci saremmo aspettati. Ad esempio, sotto forma di collirio, può aiutare quei pazienti affetti da glaucoma che non rispondono bene alle cure allopatiche. Sotto forma di crema, invece, ha aiutato in casi di psoriasi cutanea.

A questo punto è però doverosa una precisazione. La canapa, purtroppo, non è la panacea ad ogni male e non tutti rispondiamo allo stesso modo a una terapia a base di cannabinidi. È sempre importante confrontarsi con il medico prescrittore e utilizzare il THC se con altre terapie non arrivano gli effetti desiderati, ci sono effetti collaterali invalidanti o l’efficacia è diminuita nel tempo.

Cannabis terapeutica: posologia

La dosi in cui assumere la cannabis terapeutica vanno valutate volta per volta con il medico, sulla base delle esigenze del singolo individuo. Questo perché non tutti i pazienti, anche se affetti dalla stessa patologia, manifestano gli stessi sintomi e con un’uguale intensità, quindi la terapia andrà calibrata sulla persona. Non esiste una “cura standard”. La canapa quindi ci aiuta a recuperare quella dimensione medico-paziente che purtroppo nella medicina moderna si è un po’ andato a perdere.

Ci sono poi diversi modi per assumere i cannabinoidi e anche in questo caso la scelta andrà fatta insieme al medico. In commercio troviamo gocce, resine, capsule, supposte, creme, gel, colliri: non ci sono difficoltà nella somministrazione proprio per la grande diversificazione dei prodotti a base di cannabinoidi.

Come abbiamo visto, le possibilità di utilizzo dei cannabinoidi sono tantissime e, nei casi più fortunati, i principi attivi di questa preziosa pianta possono aiutarci a ridurre l’assunzione dei farmaci allopatici responsabili di severi effetti collaterali nel paziente. Ma non sempre è possibile, bisogna sempre affidarsi al medico prescrittore per la posologia e rivedere regolarmente la terapia, in base alla risposta del corpo.

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