Raccolta ed essicazione della canapa
Dopo aver parlato di selezione e genetica dei semi e di come coltivare la pianta della canapa, oggi parliamo di raccolta e di essicazione delle infiorescenze.
Approfondiamo l’argomento sempre con Giuseppe Palumbo, esperto coltivatore alle 16,00 in diretta.
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Raccolta ed essiccazione della canapa
Torniamo a parlare di coltivazione della canapa con Giuseppe Palumbo, esperto coltivatore.
La raccolta e l’essiccazione delle infiorescenze è il processo finale della coltivazione della canapa: come avviene indoor e outdoor? Cosa si fa quando il fiore è pronto? Innanzitutto per verificare che il fiore sia pronto bisogna fare un controllo sulla pianta, i pistilli del fiore diventano da bianchi ad arancioni, poi rossicci. Quando un 80/90% dei pistilli si è colorato del tutto e ritirato allora è il momento giusto per effettuare la raccolta.
La raccolta avviene manualmente, tagliando le infiorescenze. Nelle piantagioni si taglia la pianta intera e poi si appendono a testa in giù in un locale buio adatto all’essiccazione (ad es. celle coibentate con un’umidità costante). Ci sono vari parametri da tenere in considerazione, soprattutto nei primi giorni di essiccazione che sono fondamentali.
Il fiore di canapa è un fiore che ha una grande percentuale di umidità, al suo interno è quasi completamente acqua, quindi deve essere lentamente disidratato in circa 20/25 giorni, dipende dalla grandezza dei boccioli. Più le cime sono grandi (ad es. quelle apicali), più è necessario dedicare tempo all’essiccazione. Una volta terminata l’essiccazione si ha un prodotto pronto per una lavorazione successiva.
Per quanto riguarda il taglio della pianta, alcuni tagliano da metà pianta in sù e lasciano perdere i bocciolini più piccoli, prendendo solo i boccioli più in alto, la cui qualità è maggiore. È una scelta commerciale, al consumatore tipo piacciono le infiorescenze grandi di 2/6 gr. Tuttavia si può tagliare sia la pianta intera e poi tagliarla in più parti per farla seccare oppure tagliare solo la parte apicale.
La pianta coltivata outdoor sviluppa maggiormente i suoi meristemi apicali, che sono quelli centrali che possono essere tre o quattro in base anche a come è cresciuta la pianta, può ricordare più o meno un cespuglio. Mentre le piante da vaso sono più lineari e tendono a rimanere su un meristema unico apicale.
Chi coltiva indoor (nei paesi dove ciò è permesso dalla legge), dove mette a essiccare la piantina? Nel grow box, ovvero nella tenda della coltivazione, va tolto il vaso perché la terra fa umidità, si spengono le ventole e si lascia acceso solo l’aspiratore che aspira l’aria della tenda in modo tale che possa circolare e sia ripulita. Il ricircolo dell’aria insieme ai deumidificatori riesce a rendere il locale idoneo anche in ambiente domestico.
Oppure se si coltiva in giardino è necessario ricreare un locale con una temperatura e umidità sempre costante, anche se ovviamente in contesti non commerciali non ci sono strumenti professionali ed è più difficile. Non deve passare la luce e in 15/25 giorni il processo di essiccazione è portato a termine.
Pulizia e preparazione delle infiorescenze
Dopo l’essiccazione, ci si deve armare di amore e pazienza per pulire i fiori: in ambiente domestico non si ha la strumentazione professionale e quindi si possono acquistare delle forbici apposite. Come prima cosa lo si sbocciola, cioè lo si separa dai rami e poi lo si libera dalle foglie che lo racchiudono.
Una volta pulito bisogna conservare le infiorescenze in confezioni idonee in alluminio oppure nelle jar (barattoli di vetro a chiusura ermetica) per almeno 30 giorni. Solo dopo 30 giorni il prodotto sarà al 100% pronto per essere vaporizzato e utilizzato, perché ci va tempo per permettere ai terpeni e all’aroma del fiore di maturare.
Delle foglie, che uso si fa? Con le foglie si può fare un decotto, una tisana: si immergono piccole infiorescenze con le foglie e acqua bollente. Oppure si possono fare edible, ovvero dei prodotti alimentari: viene prodotto un burro con queste foglie che può essere utilizzato in cucina. Ancora dalle foglie si producono resine tramite setacci e altri strumenti idonei.
Per fare il burro di canapa è necessario prendere del burro normale o vegetale, come l’olio di cocco, aggiungere le foglie all’interno e lasciarlo andare per almeno una quarantina di minuti a bassa temperatura, in modo che i terpeni e i cannabinoidi riescano a legarsi ai grassi. Poi lo si filtra per rimuovere i residui della pianta.
I prodotti ad uso salutistico/ricreativo derivano da varietà di piante canapa dioiche, che sviluppano solo l’infiorescenza femminile o maschile.
Cosa si fa con il fusto della pianta?
È un discorso più articolato, a livello commerciale il fusto è meno sfruttato, serve soltanto per la filiera tessile per realizzare il tessuto di canapa. Purtroppo i numeri sono ancora molto irrisori, perché per realizzare questo genere di trasformazione tessile i macchinari hanno un costo davvero molto elevato.
Per la filiera tessile, si usano particolari ceppi, varietà di canapa che sviluppano la fibra. Sono piante con poche ramificazioni e molto alte, anche più di tre metri.
Filiera agroalimentare della canapa
Dalla canapa si può produrre olio di semi di canapa alimentare, le coltivazioni di questo tipo hanno fiori che contengono dei semi decorticati che poi al frantoio vengono spremuti per creare l’olio di canapa che troviamo anche nella grande distribuzione da utilizzare nelle nostre pietanze.
Le piante utilizzate in questa filiera sono varietà monoiche che sviluppano sia fiori sia semi.
Il processo di coltivazione della canapa, sia a livello commerciale ma anche a livello domestico (dove legalmente possibile) ha bisogno di tempo: per ottenere un prodotto finito di qualità, è necessario rispettare le tempistiche della pianta.
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